Un Ballo in Maschera
I° parte
 
 
 
Era una mattinata limpida. Era presto ma già un folto numero di persone si era radunato ai bordi delle strade per vedere passare il contingente francese agli ordini di La Fayette, in partenza per l’America. La gente rumoreggiava, i primi commenti erano: “Ma che bisogno c’è di mettere a rischio i nostri uomini per aiutare un branco di ribelli!” oppure “E’ giusto che anche noi francesi diamo il nostro contributo per la libertà di un popolo oppresso!” E  da queste frasi si poteva già dedurre che cosa sarebbe accaduto da lì a qualche anno in Francia.
Il contingente che sarebbe di lì a poco salpato dal porto di Le Havre, era formato da soldati, ufficiali, tamburini, portabandiera e semplici giornalisti. Tutti desiderosi di dare il proprio contributo alla liberazione del popolo americano dal giogo inglese. Non erano mai andati d'accordo francesi e inglesi....
Tutti erano desiderosi di partire, tutti, compreso il Conte di Fersen.

***

Il giorno prima
Quella sera sarebbe stata in programma a Versailles una festa in maschera, negli appartamenti di Madame Elizabeth, la sorella del re. Era una di quelle occasioni mondane a cui non si poteva in alcun modo rinunciare. Un po' per rispetto verso la madrina della festa e un po' per...mettersi in mostra. L’unica persona a cui la propria presenza pesava parecchio era Oscar Francoise de Jarjayes. Non aveva mai sopportato i balli e le feste di corte, troppo frivole e prive di significato per lei, ma purtroppo doveva parteciparvi perché era l’unica erede della famiglia Jarjayes e sarebbe stato un affronto ai membri della casa reale se neppure uno dei rappresentanti di una nobile famiglia non vi avesse preso parte.
Oscar non si lamentava quasi mai degli incarichi che le venivano affidati. Era volenterosa e molto determinata nel compiere i suoi doveri. Molte volte doveva prendere parte ad alcune feste da ballo solo ed esclusivamente per sorvegliare gli invitati e proteggere la Regina ed il Re da eventuali pericoli o attentati. Come quando, durante una festa nel parco dei cervi, uno sconosciuto si era intrufolato in mezzo agli invitati, entrato non si sa come nel parco. Aveva estratto una pistola ed aveva fatto fuoco contro il duca de Vendome, uccidendolo all’istante. Ma il suo bersaglio non era il duca, ma la Regina. Oscar aveva fatto in tempo a urlare:” Maestà, buttatevi a terra!” che l’uomo aveva sparato, prendendo però il duca in mezzo alla schiena. Accortosi dell’errore, non aveva potuto fare altro che rivolgere l’arma contro se stesso e sparare, altrimenti l’avrebbero ucciso i suoi mandanti. Quella sera il ballo era stato ovviamente sospeso e gli invitati, ancora sotto shock erano stati quasi tutti scortati fino ai rispettivi palazzi. Oscar aveva temuto per l’incolumità della Regina, ma fortunatamente lei non era stata ferita. Non poteva dirsi invece per il povero duca di Vendome.
Purtroppo non era raro quel genere di attentato perché in Francia, ormai, erano in molti a non vedere di buon occhio la regina austriaca. Molti nobili, addirittura, pagavano a caro prezzo degli assassini affinché si appostassero dietro ogni angolo, anfratto, muro del parco per attentate alla vita della sovrana. Le erano imputati molti mali della Francia, se non tutti, quindi non era ben vista ne' dal popolo ne' da una fazione della nobiltà.
A complicare le cose era accaduto che la sua presunta relazione extraconiugale con il conte Hans Axel di Fersen, era diventata pressoché di dominio pubblico, infangando ancor più il nome della casata dei Borboni. Che poi questa relazione fosse reale o frutto dei pettegolezzi di corte, non importava, bisognava gettar discredito sulla figura di Maria Antonietta e questa era un'ottima scusa.
Oscar era molto amareggiata per l'infelicità della sua Regina, capiva che in fondo non era cattiva e neppure stupida, come in molti credevano. Era sola, soffriva di solitudine e soprattutto le mancava quella cosa che le avrebbe sicuramente giovato, l'amore. Sposata per questioni di stato, suo marito era una vera propria nullità. Lui l'amava, questo si, ma a modo suo, non come si può amare una moglie.
Maria Antonietta aveva bisogno di calore, affetto, passione e tanta tenerezza, cose che Luigi XVI non era in grado di darle.  Fu accusata dapprincipio di avere una relazione con suo cognato, il Conte d'Artois. Si frequentavano parecchio all'inizio, quando era ancora delfina ed era appena giunta in Francia. Il Conte d'Artois era l'unica persona in grado di divertire Maria Antonietta, perché era molto simile a lei. Molto più bello del principe ereditario, suo sposo, era allegro, gioviale e sempre pronto ad organizzare divertimenti e balli in suo onore. Questo non aveva fatto che avvicinare sempre più i due cognati, ma mai i loro rapporti avevano subito un piega intima. Dopodiché conobbe il Conte di Fersen e fu amore a prima vista. Un amore vero, da favola, come lei aveva sempre sognato. I due cominciarono a frequentarsi assiduamente e Maria Antonietta, addirittura, cancellava i suoi impegni di regina per stare con lui. Da qui le chiacchiere non fecero fatica a prendere corpo.
All'inizio sembrava che i due non si interessassero minimamente alle voci malevole che avevano suscitato, ma poi, quando si cominciò a parlare apertamente di "adulterio", allora divennero più prudenti.
Molte volte Oscar, guardia del corpo della regina, aveva avuto l'onere di farsi ambasciatrice di notizie presso l'uno o l'altro. Mai si era tirata indietro a questi compiti perché sapeva che lei era l'unica su cui entrambi contavano.
Aveva dapprincipio deplorato quella relazione, ma vedendo la sua regina così finalmente felice, si era rassegnata.
Ma era un'altra la cosa la turbava da un po' di tempo: il suo cuore. Provava una strana inquietudine ogni qualvolta che il Conte di Fersen le rivolgeva la parola, solo per salutarla o per chiederle notizie della regina.. Ben presto si accorse che quel sentimento poteva definirsi amore.
La cosa la sconvolse notevolmente dato che mai prima d'ora si era potuta dire innamorata. Certo, essendo una donna, aveva notato molte volte uomini di buona prestanza fisica, però la cosa si era fermata lì. Questa volta invece il suo cuore batteva forte quando, anche solo per sbaglio, incontrava il lo sguardo del conte di Fersen.
Spesso adduceva a scuse pur di non incontrarlo e si detestava per questo. Non si era mai sentita così sopraffatta e non era una gran bella sensazione per una che, come lei, era abituata a comandare e ad avere sempre la situazione sotto controllo.
Si sentiva vigliacca, era la prima volta che fuggiva davanti ad un ostacolo, ma il suo cuore di donna le urlava di farlo.
Decise che avrebbe mandato Andrè a chiedere scusa alla padrona di casa, ma che lei non si sarebbe potuta presentare perché…perché…perché sua sorella l'aveva mandata a chiamare a Fontainbleau.
Quando comunicò ad Andrè la sua decisione, la guardò con uno strano sguardo negli occhi.
<<Bene, farò come dici. Anche se, permettimi, ma non sono d'accordo>>
Oscar lo guardò con un'aria mezza infastidita
<<Non mi interessa Andrè, fa come ti dico>>
Lui non rispose e uscì.
Lei prese il cavallo e lo spinse al trotto, in riva alla Senna. Le acque pacate del fiume che scorreva vicino a casa, avevano sempre avuto il  dono di calmarla e di portarle consiglio. Scese da cavallo e si sedette sul prato, un filo d'erba in bocca.
Senza accorgersene cominciò a canticchiare e, rilassandosi si addormentò.

Fine 1° parte

                                                                                                                                Alex

 
 

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