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Il giorno prima
Quella sera sarebbe stata
in programma a Versailles una festa in maschera, negli appartamenti di
Madame Elizabeth, la sorella del re. Era una di quelle occasioni mondane
a cui non si poteva in alcun modo rinunciare. Un po' per rispetto verso
la madrina della festa e un po' per...mettersi in mostra. L’unica persona
a cui la propria presenza pesava parecchio era Oscar Francoise de Jarjayes.
Non aveva mai sopportato i balli e le feste di corte, troppo frivole e
prive di significato per lei, ma purtroppo doveva parteciparvi perché
era l’unica erede della famiglia Jarjayes e sarebbe stato un affronto ai
membri della casa reale se neppure uno dei rappresentanti di una nobile
famiglia non vi avesse preso parte.
Oscar non si lamentava quasi
mai degli incarichi che le venivano affidati. Era volenterosa e molto determinata
nel compiere i suoi doveri. Molte volte doveva prendere parte ad alcune
feste da ballo solo ed esclusivamente per sorvegliare gli invitati e proteggere
la Regina ed il Re da eventuali pericoli o attentati. Come quando, durante
una festa nel parco dei cervi, uno sconosciuto si era intrufolato in mezzo
agli invitati, entrato non si sa come nel parco. Aveva estratto una pistola
ed aveva fatto fuoco contro il duca de Vendome, uccidendolo all’istante.
Ma il suo bersaglio non era il duca, ma la Regina. Oscar aveva fatto in
tempo a urlare:” Maestà, buttatevi a terra!” che l’uomo aveva sparato,
prendendo però il duca in mezzo alla schiena. Accortosi dell’errore,
non aveva potuto fare altro che rivolgere l’arma contro se stesso e sparare,
altrimenti l’avrebbero ucciso i suoi mandanti. Quella sera il ballo era
stato ovviamente sospeso e gli invitati, ancora sotto shock erano stati
quasi tutti scortati fino ai rispettivi palazzi. Oscar aveva temuto per
l’incolumità della Regina, ma fortunatamente lei non era stata ferita.
Non poteva dirsi invece per il povero duca di Vendome.
Purtroppo non era raro quel
genere di attentato perché in Francia, ormai, erano in molti a non
vedere di buon occhio la regina austriaca. Molti nobili, addirittura, pagavano
a caro prezzo degli assassini affinché si appostassero dietro ogni
angolo, anfratto, muro del parco per attentate alla vita della sovrana.
Le erano imputati molti mali della Francia, se non tutti, quindi non era
ben vista ne' dal popolo ne' da una fazione della nobiltà.
A complicare le cose era
accaduto che la sua presunta relazione extraconiugale con il conte Hans
Axel di Fersen, era diventata pressoché di dominio pubblico, infangando
ancor più il nome della casata dei Borboni. Che poi questa relazione
fosse reale o frutto dei pettegolezzi di corte, non importava, bisognava
gettar discredito sulla figura di Maria Antonietta e questa era un'ottima
scusa.
Oscar era molto amareggiata
per l'infelicità della sua Regina, capiva che in fondo non era cattiva
e neppure stupida, come in molti credevano. Era sola, soffriva di solitudine
e soprattutto le mancava quella cosa che le avrebbe sicuramente giovato,
l'amore. Sposata per questioni di stato, suo marito era una vera propria
nullità. Lui l'amava, questo si, ma a modo suo, non come si può
amare una moglie.
Maria Antonietta aveva bisogno
di calore, affetto, passione e tanta tenerezza, cose che Luigi XVI non
era in grado di darle. Fu accusata dapprincipio di avere una relazione
con suo cognato, il Conte d'Artois. Si frequentavano parecchio all'inizio,
quando era ancora delfina ed era appena giunta in Francia. Il Conte d'Artois
era l'unica persona in grado di divertire Maria Antonietta, perché
era molto simile a lei. Molto più bello del principe ereditario,
suo sposo, era allegro, gioviale e sempre pronto ad organizzare divertimenti
e balli in suo onore. Questo non aveva fatto che avvicinare sempre più
i due cognati, ma mai i loro rapporti avevano subito un piega intima. Dopodiché
conobbe il Conte di Fersen e fu amore a prima vista. Un amore vero, da
favola, come lei aveva sempre sognato. I due cominciarono a frequentarsi
assiduamente e Maria Antonietta, addirittura, cancellava i suoi impegni
di regina per stare con lui. Da qui le chiacchiere non fecero fatica a
prendere corpo.
All'inizio sembrava che
i due non si interessassero minimamente alle voci malevole che avevano
suscitato, ma poi, quando si cominciò a parlare apertamente di "adulterio",
allora divennero più prudenti.
Molte volte Oscar, guardia
del corpo della regina, aveva avuto l'onere di farsi ambasciatrice di notizie
presso l'uno o l'altro. Mai si era tirata indietro a questi compiti perché
sapeva che lei era l'unica su cui entrambi contavano.
Aveva dapprincipio deplorato
quella relazione, ma vedendo la sua regina così finalmente felice,
si era rassegnata.
Ma era un'altra la cosa
la turbava da un po' di tempo: il suo cuore. Provava una strana inquietudine
ogni qualvolta che il Conte di Fersen le rivolgeva la parola, solo per
salutarla o per chiederle notizie della regina.. Ben presto si accorse
che quel sentimento poteva definirsi amore.
La cosa la sconvolse notevolmente
dato che mai prima d'ora si era potuta dire innamorata. Certo, essendo
una donna, aveva notato molte volte uomini di buona prestanza fisica, però
la cosa si era fermata lì. Questa volta invece il suo cuore batteva
forte quando, anche solo per sbaglio, incontrava il lo sguardo del conte
di Fersen.
Spesso adduceva a scuse
pur di non incontrarlo e si detestava per questo. Non si era mai sentita
così sopraffatta e non era una gran bella sensazione per una che,
come lei, era abituata a comandare e ad avere sempre la situazione sotto
controllo.
Si sentiva vigliacca, era
la prima volta che fuggiva davanti ad un ostacolo, ma il suo cuore di donna
le urlava di farlo.
Decise che avrebbe mandato
Andrè a chiedere scusa alla padrona di casa, ma che lei non si sarebbe
potuta presentare perché…perché…perché sua sorella
l'aveva mandata a chiamare a Fontainbleau.
Quando comunicò ad
Andrè la sua decisione, la guardò con uno strano sguardo
negli occhi.
<<Bene, farò
come dici. Anche se, permettimi, ma non sono d'accordo>>
Oscar lo guardò con
un'aria mezza infastidita
<<Non mi interessa
Andrè, fa come ti dico>>
Lui non rispose e uscì.
Lei prese il cavallo e lo
spinse al trotto, in riva alla Senna. Le acque pacate del fiume che scorreva
vicino a casa, avevano sempre avuto il dono di calmarla e di portarle
consiglio. Scese da cavallo e si sedette sul prato, un filo d'erba in bocca.
Senza accorgersene cominciò
a canticchiare e, rilassandosi si addormentò.
Fine 1° parte
Alex